Il Red Rice, il riso rosso dei Gullah Geechee è la ricetta “zero” del nuovo progetto di conoscenza e di approfondimento a cui sono onoratissima di far parte: Mtchallenge Taste the world.

Questo progetto sarà dedicato alle minoranze etniche e ci permetterà di approfondire culture, storie e tradizioni di popoli del mondo attraverso le loro cucine.
Chi conosce e mi segue sa bene quanto sia affascinata da questi temi, di come anche il piccolo progetto di “Viaggiare di giusto” abbiamo come tema centrale proprio questo. Ricordo ad esempio le serate sulla cucina nyonya, la nikkei, ad esempio, che speriamo di riprendere presto dopo questo periodo di chiusura forzato.
Con “Taste the world” ogni mese verrà proposta una ricetta iconica, tipica di una popolazione: in un primo articolo verrà presentata la ricetta tradizionale, come questa, e successivamente verrà riproposto lo stesso piatto, ma in versione più creativa.
L’ideatrice di Mtchallange e di quest’ultimo progetto, Alessandra Gennaro, antropologa, arricchirà le nostre ricette con pillole di approfondimenti culturali che vi linkerò nei vari articoli.
Se siete dei “curiosi culinari” come me, seguite #mtchallengetastetheworld, e i miei articoli: immergiamoci insieme in questi mondi, allarghiamo i nostri orizzonti, e scopriamoli anche attraverso nuove ricette.
Al popolo dei Gullah Geechee è dedicato questo primo appuntamento e al loro Red Rice, un riso lungo fatto tostare nel burro o grasso del bacon, poi cotto per assorbimento (pilaf) con il pomodoro e brodo di pollo o semplicemente dell’acqua. Ad insaporire il tuto: cipolla, aglio, alloro e timo. Semplice e delizioso!

Chi sono i Gullah Geechee?
I Gullah Geechee sono una popolazione che discende dagli africani che furono deportati in America e ridotti in schiavitù nelle piantagioni di riso e cotone delle isole e della costa orientale degli Stati Uniti del Sud.
Sono la più africana delle comunità africane negli USA, di grande interesse per antropologhi, linguisti e storici del cibo, per il ricco patrimonio di tradizioni culturali africane che hanno portato e tenuto con loro.

La natura della loro schiavitù in queste isolette e nelle piantagioni costiere ne hanno creato una cultura unica, con profondi legami alla loro madre terra e radici africane che sono chiaramente visibili nelle arti, nei mestieri, nei percorsi gastronomici, nella musica e nella lingua distintivi del popolo dei Gullah Geechee, nonostante l’enorme distanza geografica e i quattro secoli dall’arrivo dei primi schiavi.
Le arti e l’artigianato della comunità dei Gullah Geechee di oggi sono ancora il risultato di prodotti pensati dai loro antenati per l’uso quotidiano, come le reti da pesca, l’intreccio di cesti per l’agricoltura e le arti tessili per l’abbigliamento.
L’influenza delle forme musicali nate dalla musica di Gullah possono essere ascoltate in molti generi musicali come musica spirituale e gospel, ragtime, rhythm and blues, soul, hip hop e jazz.
Una donna gullah intreccia un cestino al Charleston’s City Market, fonte foto I Gullah e la musica, fonte foto
Sono un vero e proprio anello di congiunzione tra passato e presente della cultura e tradizione afro-americane.
Ancor oggi circa 500.000 persone Gullah Geechee vivono nella regione Low Country degli Stati della South Carolina e Georgia, includendo l’area costiera con le pianure e le Sea Island.
I Gullah Geechee e il riso
I Gullah Geechee sono stati i primi a valutare la possibilità di coltivare il riso in America, in quella fascia costiera dal clima subtropicale del South Carolina che scende fino alla Georgia dove si trovavano costretti a vivere.
Il clima caldo e piovoso, il terreno pianeggiante faceva sì che questo cereale si potesse adattare benissimo.
La loro conoscenza (erano provenienti dalla regione di riso dell’Africa occidentale, la Rise Valley) e la loro pazienza, fece sì che questo cereale trovasse vita anche in questo “nuovo continente”.

Questi schiavi erano quindi indispensabili non solo che forza lavoro, ma anche come tecnici esperti, senza i quali non si sarebbe mai potuto iniziare una coltivazione su larga scala come, invece, avvenne.
Questo comportò anche un continuo arrivare di schiavi dalla Rice Valley africana che venivano però accolti dalla loro comunità, e riuscirono a mantenere vive le loro tradizioni, le proprie usanze, la propria lingua.
Kumbaya my Lord, kumbaya
Someone’s singing Lord, kumbaya
Someone’s praying Lord, kumbaya
Oh Lord, kumbaya
Soulful folk song, Gumma Geechee
Forse non avevate sentito mai parlare dei Gullah Geechee, ma a molti di voi il canto “kumbaya” rievocherà qualcosa nella memoria.
Era il canto di preghiera dei Gullah-Geechee, nella loro lingua.
La pronuncia esatta è “Kam- by- Hia” che sta per “Come by here“,”vieni qui“, un invito al Signore ad assistere i suoi figli nella durezza della vita dei loro giorni più cupi.
Al tempo della guerra di Secessione, i Gullah-Geechee furono il primo popolo schiavo ad essere liberato dalle truppe nordiste.
E non a seguito di feroci battaglie, ma grazie all’abitudine dei loro padroni di abbandonare le proprie cose (e gli schiavi erano “cose”) all’avvicinarsi di un pericolo.
Se volete approfondire l’interessanti vicende di questo popolo, vi consiglio di ascoltare questo video e leggere il post di Alessandra Gennaro, sulla loro storia e sul loro legame stretto con il riso.
Red Rice dei Gullah-Geechee
Equipment
- Una casseruola di ghisa, di alluminio o di acciaio. Non antiaderente.
Ingredienti
- 3 fette di bacon o pancetta affumicata a cubetti (in alternativa 40 g di burro o un mix dei due*)
- 225 g di riso a grano lungo (basmati, va benissimo)
- 180 g di passata di pomodoro
- 470 ml di brodo di pollo o acqua
- 1/2 cipolla dolce tritata (io cipolla Rossa di Tropea)
- 1 spicchio d’aglio tritato
- 1 cucchiaino di zucchero**
- 1 cucchiaino di sale
- ½ cucchiaino di pepe nero
- 1 foglia di alloro
Per guardizione:
- qb timo fresco o coriandolo (facoltativo)
Istruzioni
- Lavate brevemente il riso sotto l'acqua corrente e scolatelo.
- Se usate il bacon, fatelo cuocere a fiamma media, in una larga casseruola non troppo calda, fino a quando i cubetti saranno croccanti e il bacon ha rilasciato il suo grasso, circa 6-8 minuti). Scolate il bacon e tenetelo da parte.
- Se usate il burro, fatelo fondere, sempre in un’ampia casseruola ma già calda, in modo che prenda subito colore e sentori nocciola.Se versione mista (come ho fatto io) prima fate fondere il burro e poi unite il bacon/pancetta.
- Aggiungete la cipolla e l'aglio tritati e fateli cuocere nel grasso, 2-3 minuti, fino a quando la cipolla sarà traslucida. Proseguite la cottura per un minuto circa.
- Unite poi il riso e mescolatelo per qualche minuto fino a quando i chicchi perderanno la loro trasparenza.
- Di seguito, unite tutti gli altri ingredienti (passata di pomodoro, brodo, sale, pepe e alloro) e portate a bollore, a fiamma alta.
- Ora abbassate la fiamma, mettete il coperchio (meglio se trasparente per seguire la cottura del riso) e proseguite la cottura per circa 20 minuti (o quanto richiesto dal vostro riso) mescolando di tanto in tanto.
- Quando il riso è cotto, spegnete il fuoco e fate riposare per 5 minuti, sempre coperto. Meglio se mettete un canovaccio pulito tra la pentola e il coperchio in modo che assorba le goccioline di condensa che si formeranno.
- Dopodiché eliminate la foglia di alloro, sgranate il riso con una forchetta e regolate di sale e pepe.
- Mettete il riso rosso nel piatto da portata e, se avete usato il bacon/pancetta, guarnitelo con i cubetti tenuti da parte e, infine, qualche fogliolina di timo o coriandolo.
Note
La ricetta del Red Rise dei Gullah Geechee
Il Red Rice, o Mulatto Rice (per via del colore del riso dopo la cottura con riferimento scherzoso ma a volte anche dispregiativo al colore della pelle dei discendenti dei primi schiavi), o Gullah Rice, nasce dall’integrazione dei Gullah con l’uomo bianco, l’incontro con la America.
Protagonista del Red Rice dei Gullah Geechee, infatti, oltre al riso, è il pomodoro.
Questi due sono gli ingredienti che rappresentano benissimo la sintesi di due terre e di due popoli che si sono incontrati, sebbene in una situazione drammatica, terribile come quella della deportazione degli schiavi.
Le prime menzioni nei ricettari sono abbastanza recenti (Mrs Hill’s New Cook Book, 1867), ma le origini del Red Rice dei Gullah Geechee sono molto più antiche e arrivano sicuramente dalla loro terra di origine.
Tutti sono d’accordo con indicare il “padre” del Red Rice, un simbolo della cucina nigeriana, ghanese e senegalese che è il Jollof Rice, riso speziato al pomodoro, cotto con un metodo che ricorda molto da vicino quello del piatto americano (approfondimento qui).

La ricetta scelta per #MtChallangeTasteTheWorld
La ricetta tradizionale scelta per essere riproposta è tratta dal libro Jubilee di Toni Tipton- Martin, e invito tutti a provarla.
Gli ingredienti sono semplici e anche la ricetta non ha alcuna difficoltà.
- Un riso lungo, va benissimo il basmati, facile da trovare (da evitare invece il thai)
- Il bacon, che potete sostituire con una più reperibile pancetta affumicata. In alternativa si può usare il burro. Io ho preferito usarli tutti e due per avere una maggior ricchezza di sapori e profumi.
- salsa di pomodoro.
- cipolla (meglio se di tipo dolce, ad esempio la cipolla rossa di Tropea), alloro, aglio.
- Per guarnire si utilizza moltissimo il timo fresco, erba che io amo particolarmente. In alternativa coriandolo.
Una ricetta fantastica, un profumo ed un sapore che vi conquisterà, ne sono certa.
Niente a che vedere con un nostrano “risotto al pomodoro”, anche per la particolare cottura pilaf.

Nella tradizione africana questo riso si dovrebbe mangiare con le mani, meglio se utilizzando il pollice, l’indice e il medio della mano destra, come una pinza. Tutto il sugo dev’essere quindi ben assorbito dal riso.
Il Red Rice dei Rice Gullah Geechee, nonostante la sua semplicità, si trova ancora su tutte le tavole delle festività dei Gullah, proprio perchè simbolo di una appartenenza, sancita nella condivisione di questo piatto.
E come sempre accade a fianco alla ricetta originale, ogni famiglia ha poi sviluppato una propria versione, lasciando la propria impronta di famiglia.
E questo sarà quello che proverò a fare nella prossima ricetta dedicata al red Rice, in versione creativa.
Ciao!
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